da romacult.blogspot.it
Il 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista, patrono di Roma. E a Roma sparita si festeggiava alla grande.
La festa aveva inizio la notte prima, il 23 giugno, la famosa « notte delle
streghe». Religione e superstizione si intrecciavano in questo ricorrenza molto sentita dal popolo romano.
Quella fra il 23 e il 24 giugno è la notte più breve dell’anno, in quanto comincia l’estate, Il solstizio d’estate il sole raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso. Tutte le leggende si basano su questo evento considerato magico e sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa.
(incisione di G.B. Piranesi, 1748)
Curiosando nei testi di Giggi Zanasso. Durante quella notte magica, venivano fatti falò per tenere lontano il male. Parecchi poi erano i rituali seguiti contro le streghe.
Per non farle entrare in casa, fuori delle porte, prima di uscire a festeggiare, si metteva la scopa e il barattolo del sale, oppure due scope messe in croce..
E le comari di Roma sparita raccontavano che se la strega voleva entrare doveva prima contare tutti gli zeppi della scopa o i grani del sale. E se sbagliava doveva ricominciare da capo!!
(sec. XVIII)
La paura delle streghe era infatti tanta.. e così insieme a lanterne e torce,il popolo si portava dietro bastoni fatti a forcina, scope, teste d’aglio e quelli che potevano si profumavano con la spighetta cor garofoletto.
a piazza san Giovanni
Le lumache avevano infatti un significato simbolico, poichè le loro corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, quindi mangiarle significava distruggere le avversità.
E a proposito delle lumache …c’era anche chi se le portava cucinate da casa, perchè non si fidava dello spurgo che facevano gli osti romani.
Come di consueto nelle osterie di Roma sparita, si serviva anche solo il vino e il cibo veniva cucinato in casa (chi non conosce le famose fraschette dei Castelli romani).
Al tempo di Zanazzo, il giorno di san Giovanni si usava fare un pranzo fra i parenti, con i compari e le commari anche per fare in modo che se c’era un po’ di ruggine fra di loro, potessero rifare pace con una buona mangiata di lumache.
Altro posto citato da Zanazzo era fuori porta san Giovanni, nei pressi della fonte dell’Acqua santa sulla via Appia, alla Salita degli Spiriti,l’osteria delle Streghe dove si andava a cenare.
E.F.Roesler, L’alba alla festa di san Giovanni.
Così l’imponente piazza San Giovanni si riempiva di tantissima gente, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto tanto rumore invadeva questi luoghi: trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo venivano suonati per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi.
Tutto ciò costituiva un problema per l’ordine pubblico e così le autorità vietarono spesso di andare nei luoghi disabitati (ad es. Monte Testaccio) mentre, veniva consentito il bagno al Tevere, per le proprietà taumaturgiche date dal santo alle acque.