di Gloria Sabatini
Dieci anni. Tanti ne sono passati (era il 25 marzo 2005) da quando Paolo Colli, fondatore e anima di Fare Verde, occhi celesti, sorriso sornione, energia incontenibile, ci ha lasciati per una leucemia folgorante contratta in Kosovo. Terra martoriata dove Poldo aveva organizzato tante iniziative di solidarietà dopo la guerra nella quale la Nato utilizzò armamenti all’uranio.
Domenica il ricordo di Paolo Colli
Domenica 22 marzo l’associazione ambientalista Fare Verde ne ricorda la figura e l’impegno con un convegno dal titolo “Paolo Colli dieci anni dopo: un futuro dalle radici profonde” che si svolgerà a partire dalle ore 10, a Montecassino, in provincia di Frosinone, davanti alla storica abbazia, nel corso dell’assemblea nazionale degli iscritti. “Non sarà il semplice ricordo di un uomo che ha dedicato la sua vita per l’ambiente e per gli altri – spiega Francesco Greco, presidente nazionale di Fare Verde – partiremo dal suo esempio costante per rilanciare battaglie in difesa dell’ambiente e di chi non vota, gli animali, il mare, le generazioni future, i beni culturali e le tradizioni. Infine daremo nuove prospettive all’attività associativa: efficientamento energetico, “vuoto a rendere” degli imballaggi, lotta agli Ogm, tutela e valorizzazioni dei prodotti agricoli tradizionali, ferma opposizione allo scellerato progetto del governo Renzi di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato”.
Una storia che viene da lontano
Nata da una costola del Fronte della Gioventù di Roma, Fare Verde è stata vissuta fin dal principio come un modo di essere, una missione, un’attività autonoma vissuta da decine di volontari ben al di là degli esperimenti mordi e fuggi dell’associazionismo cosiddetto “parallelo”, che negli anni ’80 occupava le riflessioni dei giovani di destra. La natura come l’altra faccia del sacro, la sua conservazione vista come un dovere per tutelare un patrimonio unico da tramandare di padre in figlio. Un’avventura nella quale Paolo Colli si tuffò anima e corpo: camicie a quadretti, jeans preistorici, superga taroccate ai piedi, borse di juta, agende in carta riciclata, sacchetti di compost a portata di mano. Bicicletta o scooter quasi mai in giacca e cravatta. Sempre fedele a se stesso anche quando divenne vicedirettore dell‘Arpa del Lazio. Nessuna differenza – dice chi ha avuto l’onore di conoscerlo – tra il quindicenne Paolo Colli fiduciario del Fronte della Gioventù nel rosso liceo “Socrate” della Capitale e il quarantenne vicedirettore dell’Arpa Lazio e presidente di Fare Verde.
La battaglia contro i cotton fioc e gli incendi
Paolo Colli ha vinto la pluriennale lotta contro i cotton fioc che mandavano in tilt i depuratori e inondavano le nostre spiagge: il divieto di produzione e commercializzazione dei bastoncini netta-orecchie in materiale non biodegradabile è diventata legge nel 2002. Paolo Colli si è arrampicato sopra le vette ferite dai piromani per spegnere i fuochi della speculazione e delle mafie locali con decine di campi antincendio nel Lazio, in Campania, in Sicilia. Ha guidato la battaglia per l’energia pulita con presìdi, picchetti, comizi, e con l’esempio ha messo all’angolo il finto ambientalismo di sinistra e i suoi cliché. Mai stanco, a macinare chilometri in macchina in giro per l’Italia. Sempre di corsa non ha trovato neppure il tempo per curarsi, per il trapianto di midollo – diceva- “non c’è fretta”.